I Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 57 persone (36 in carcere,
16 ai domiciliari e per 5 divieto temporaneo di esercitare attività d’impresa). Le accuse sono di associazione mafiosa, estorsione, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, autoriciclaggio, fittizia intestazione di beni, corruzione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, ricettazione, favoreggiamento, reati aggravati dalla finalità di agevolare il clan Moccia.
Contestualmente, la Guardia di Finanza di Napoli ha
eseguito ulteriori 2 misure del divieto temporaneo di esercitare attività d’impresa e un decreto di sequestro
preventivo d’urgenza di beni mobili, immobili e di quote societarie per un valore di circa 150 milioni di euro.
L’indagine ha consentito di acquisire indizi circa l’esistenza e l’operatività dell’organizzazione mafiosa, strutturata e organizzata su diversi livelli di comando e di competenza territoriale, della quale sono ritenuti capi i fratelli Moccia e il loro cognato. Gli ordini partivano proprio da Roma, dove i due fratelli Luigi e Angelo Moccia si erano da tempo trasferiti. Impartivano indicazioni relative a specifici reati consumati da sottogruppi territoriali e imprenditori attivi nel settore del recupero di oli esausti di tipo alimentare e scarti di macellazione. I loro interessi si estendevano anche ai grandi appalti ferroviari e dell’alta velocità.
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