Papa Francesco è andato via in punta di piedi e con la serenità della fede secondo la quale la morte non è la fine ma un un nuovo inizio. Grazie per avermi riportato in Piazza”, le parole del Papa al suo assistente, domenica di Pasqua, dopo il giro in papa mobile. Sabato l’ultima telefonata a Gaza. Tra i lasciti del Papa anche un messaggio di speranza sulla morte che “non è la fine di tutto, ma l’inizio di qualcosa. La necessità della speranza è al centro di una delle ultime lettere private. Parla della Siria e sottolinea che “è incoraggiante vedere che la fede dei cristiani rimane forte ed è un segno di speranza”, scriveva Papa Francesco dal Policlinico Gemelli, lo scorso 7 marzo, in una lettera inviata al vicario della Custodia di Terra Santa, padre Ibrahim Faltas che gli aveva raccontato positivamente della sua recente missione in Siria. Il Papa nella lettera parlava soprattutto dei giovani, della formazione. E vedeva la restituzione delle scuole alla comunità cristiana come “una indicazione incoraggiante del fatto che la Siria possa muovere verso un periodo di rinnovamento”, auspicando per il Paese, uscito da anni di regime di Assad, un futuro di “pace, riconciliazione, giustizia, serena e fraterna solidarietà”. Un appello, un sogno. Il desiderio o, meglio, la necessità della fratellanza in un mondo lacerato da tanti conflitti. Insomma, un mondo nuovo in grado di superare quella “globalizzazione dell’indifferenza” alla base di tante ingiustizie nel mondo.
Sono quattro le encicliche firmate da Papa Francesco nel suo Pontificato: “Lumen Fidei” 2013, “Laudato Sì” 2015, “Fratelli Tutti” 2020, “Dilexit Nos” 2024. Francesco più volte ha posto attenzione al tema dell’ambiente, l’obbligo di curare la Casa Comune in un’epoca segnata dalla crisi climatica. Altro tema chiave per capire la dottrina di Bergoglio è la cancellazione del debito dei Paesi poveri, “una questione di giustizia”.