Buone notizie per il fatturato delle piccole e medie imprese laziali. L’analisi congiunturale della Cna Roma attesta che il 37% delle aziende ha fatto registrare una crescita del fatturato, il 34% un aumento della produzione totale e il 29% una crescita degli ordini. L’utile lordo è cresciuto per un’azienda su quattro. Il numero dei dipendenti invece è salito in un’azienda su cinque.
Nel secondo semestre il 32% delle imprese intervistate ha compiuto investimenti e il 49% ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali. Questo dato è in forte diminuzione rispetto al primo semestre quando era il 62%. Tra le imprese che hanno fatto investimenti in azienda, la cifra media investita nel secondo semestre è stata di poco superiore ai 27.000 euro, quasi 5 mila euro in più di quanto osservato nel primo semestre. Netta la differenza tra le aziende più piccole (12 mila euro in media) e le più grandi (58 mila euro). Scende anche drasticamente la quota di imprese che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali nell’ultimo semestre: solo il 7 per cento. I dati emersi dall’indagine rileva che il mondo delle micro, piccole e medie imprese registra segnali positivi su diversi fronti della propria attività lavorativa, tanto da riuscire a guardare al futuro prossimo con una certa positività. È necessario ora capitalizzare queste posizioni raggiunte, sostengono da Cna, una parte importante dovranno farla le istituzioni a cui si chiede di non abbassare la guardia, ma di operare scelte coraggiose per mettere a terra delle soluzioni concrete sui temi cruciali, quali l’accesso al credito, la semplificazione burocratica, la formazione e l’aggiornamento delle competenze. Non si può pensare ad uno sviluppo delle PMI senza favorire l’innovazione, la sostenibilità e senza promuovere il turismo e l’artigianato, elementi fondamentali del patrimonio economico e sociale. Note dolenti infatti sono gli investimenti e l’accesso al credito. Circa un’azienda su tre (il 28 per cento) ha investito e intende continuare a farlo anche nel prossimo semestre, ma il 40 per cento non lo ha fatto e non intende farlo. Scelta probabilmente legata al peggioramento delle condizioni di accesso al credito, denunciate da quasi il 40 per cento delle imprese.