È iniziato il conto alla rovescia, la giornata di venerdì metterà un punto fermo ad una vicenda che si trascina da più di 21 anni, l’omicidio di Serena Mollicone. Nell’ultima udienza prima della sentenza di venerdì le difese degli imputati provano a smontare le accuse: «Manca il movente, non ci sono depistaggi». Ma i pm: «il maresciallo e i suoi familiari hanno sempre mentito». Posizioni nettamente contrapposte. Gli avvocati della famiglia Mottola chiedono l’assoluzione dei loro assistiti. 52 udienze, 150 i testimoni ascoltati, un grande lavoro da parte del giudice Capurso e della Corte. La procura ha chiesto trent’anni di carcere per l’ex comandante della stazione dei carabinieri Franco Mottola, 24 per suo figlio Marco e 21 per la moglie Anna Maria. Poi 15 anni per il vice maresciallo Vincenzo Quatrale e 4 per il brigadiere Francesco Suprano, i primi tre accusati di concorso in omicidio volontario, Quatrale di concorso esterno e Suprano di favoreggiamento. La presunta istigazione al suicidio dell’altro brigadiere, Santino Tuzi, è stata riqualificata in omicidio colposo e andrebbe secondo i pm prescritta. Comportamenti dei Mottola non verificati, tuona l’avvocato Francesco Germani al quale spettano le battute finali prima che la corte si ritiri in camera di consiglio. Chiederà ancora l’assoluzione con formula piena per non aver commesso il fatto.
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